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Vecchio 01/03/16, 19:02   #71
cts
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predefinito Re: Antifurto: una guida utile

Non è propriamente un antifurto ma un dissuasore combinato:
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Helmet Bike Protection è un oggetto che può essere utilizzato sia come antifurto per la moto sia per il casco. Prezzo: 49,50 euro.
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Vecchio 08/11/18, 17:45   #72
cts
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predefinito Re: Antifurto: una guida utile

Forse finalmente qualcuno mi ha ascoltato...
Anche se forse il loro sito ha bisogno di qualche miglioria...

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L’unico antifurto GPS al mondo senza canone mensile, con batteria ricaricabile che dura 6 mesi. É perfetto per moto, scooter e per la tua auto!

Sai che ogni giorno in Italia spariscono 112 moto? La metà vengono ritrovate, ma solo nelle prime 24 ore.
Per questo è stato creato Trackting: per rendere la vita impossibile a questi bastardi! Trackting ti avvisa immediatamente se qualcuno tenta di spostare la tua moto e potrai inseguirlo grazie all’App mobile con mappa integrata!

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INVISIBILE
Trackting è l'antifurto prodotto in Italia piccolo, anonimo e facile da installare. Installa la App e nascondilo nel sottosella. Non devi collegarlo a nulla. Puoi metterlo dove ti serve, anche spostarlo dalla moto all'auto.

SEMPRE SVEGLIO
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FAQ
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Caratteristiche tecniche
GPS: Modulo con antenna attiva ad alta sensibilità
Sensore di movimento: Accelerometro MEMS triassiale
Connessione: SIM integrata multioperatore (Italia/Europa)
Durata Batteria: fino a 6 mesi in standby
Ricarica batteria tramite connettore microUSB standard
Dimensioni: 80 x 60 x 30mm (circa come un pacchetto di sigarette)
Peso: 50 grammi
Beacon per portachiave (batteria inclusa CR2032)
Resistente all’acqua IP41
Requisiti: Compatibile con iPhone (>iOS11) e Android (>6)
Contenuto della confezione: 1 Tracker GPS, 1 Tag portachiave, 1 cavo USB di ricarica, 2 viti di fissaggio, manuale di istruzioni
Garanzia 2 anni
Progettato e prodotto in Italia
Manuale di istruzioni in italiano (pdf).



Ho solo un dubbio.
Come si comporta il sistema con i jammer (i sistemi per bloccare il segnale gps)?


Jammer, il disturbatore di frequenza allarmi
I jammer sono dei dispositivi elettronici in grado di disturbare le frequenze GSM, radio e GPS lanciando un forte e costante impulso che le inibisce e rende inutilizzabili la maggior parte dei sistemi di comunicazione, non più in grado di trasmettere o ricevere dei segnali.
Più banalmente, nel raggio di azione del jammer telefoni cellulari, così come sistemi radio e GPS, non sono più in grado di funzionare correttamente e di comunicare con l’ambiente esterno.

La legge italiana è molto chiara circa l’impiego dei jammer: il loro utilizzo viola gli artt. 340, 617, 617 bis del Codice Penale. Ciononostante, possono essere venduti solo ed esclusivamente alle Forze dell’Ordine, in quanto nascono come dispositivi impiegati per scopi militari e di protezione di personalità degne di nota. Un esempio di applicazione dei jammer in tale ambito consiste nell’impedire l’innesco a distanza, tramite cellulari, di ordigni esplosivi. Tuttavia, come si può ben immaginare, questi strumenti sono stati ben presto impiegati anche per scopi non leciti essendo facilmente reperibili in commercio: ad oggi, il jammer è lo strumento più utilizzato per furti e rapine poiché in grado di neutralizzare antifurto satellitari, impianti di allarme per la casa o sistemi di sicurezza per uffici e aziende inibendone per l’appunto la capacità di comunicare lo stato di allarme.

Come funziona l’attacco jammer e suoi effetti sugli antifurto satellitari.
A seconda del tipo di utilizzo che se ne fa- inibizione della linea telefonica mobile o di posizionamento GPS- il jammer “lavora” a diverse frequenze, riempiendo l’ambiente circostante di onde radio che sovrastano e dunque disturbano i segnali di trasmissione. Non appena attivato l’interruttore presente sul jammer, quest’ultimo inizierà a saturare di “rumore bianco” l’area in cui è collocato. La distanza coperta da questo strumento varia in funzione di diversi fattori, tra cui:

- la potenza (più alta sarà, maggiore sarà il raggio coperto dal dispositivo);
- le antenne, che possono essere omnidirezionali o direttive;
- il luogo di utilizzo: più il jammer si trova nelle vicinanze della cella (BTS) dell’operatore, maggiore dovrà essere la sua potenza per “coprire” questo ambiente.

Abbiamo già accennato come il jammer e le relative pratiche di “jamming” vengano spesso impiegate per “mettere a tappeto” molti sistemi di antifurto satellitari basati sul sistema di localizzazione GPS e comunicazione GSM. Scopriamo in che modo il disturbatore di frequenze agisce su questi sistemi: il jammer neutralizza il sistema di antifurto, isolando il collegamento con la centrale di sicurezza che, di conseguenza, non riceve la notifica di allarme, essendo la comunicazione interrotta sia in trasmissione che in ricezione.

Un’automobile che viene sottratta tramite il supporto del jammer scompare da ogni monitoraggio e la centrale di sicurezza non è più in grado di localizzarla né di bloccarla con comandi remoti.
Per di più, il jammer impedisce all’auto di proteggersi attivando l’antifurto: il radiocomando dell’auto è l’apparecchio che invia il segnale codificato all’antifurto che lo riceve.
Se questo input non arriva, l’auto non si chiude e non si apre: un malvivente presente nei paraggi e dotato di jammer può tranquillamente disattivare l’antifurto e agire indisturbato: per questo, è buona norma accertarsi sempre che la propria auto abbia ricevuto correttamente il segnale.

Stessa sorte capita per la “black box” installata sulle vetture per tener traccia di spostamenti e eventi: di nuovo, il jammer isola la scatola nera, impedendone il collegamento satellitare e telematico e rendendola quindi invisibile alla centrale. La black box riprenderà a registrare gli spostamenti dell’auto solo a jammer spento.

Come difendersi dagli attacchi jammer
Per far fronte a questo tipo di problema, oltre ad installare impianti di allarme di ultima generazione, è possibile installare nella propria abitazione o sul proprio veicolo un antifurto con anti-jammer, in grado di garantire sicurezza ed efficienza. Ma come funziona? In caso di attacco jammer alle reti GSM, l'impianto, pur non potendo comunicare la situazione di pericolo alla centrale operativa, è in grado di attivare la sirena, che ha lo scopo di dissuadere l'intruso a portare a termine il suo intento. Se ad essere rilevato, invece, è un attacco alle frequenze radio, l'antifurto della casa anti-jamming non può attivare la sirena di allarme, ma, avendo la rete GSM libera, può inviare una comunicazione di emergenza alla centrale.


É importante sottolineare, che le frequenze radio utilizzate dai principali sistemi di antifurto wireless sono la 433 Mhz e la 868 Mhz, rilasciate in concessione dal Ministero delle Comunicazioni. Saputo ciò è possibile chiedersi se, dato che il jammer agisce anche sulle frequenze radio, gli impianti di allarme riescono a coprire entrambe le frequenze. Le abitazioni dotate di impianti di ultima generazione non corrono alcun tipo di rischio, poiché, oltre alla jamming detection, gli apparecchi, di cui sono provvisti, sono in grado di lavorare a doppia frequenza, mantenendo il funzionamento di entrambi i canali.

Ultima modifica di cts; 09/11/18 a 01:35
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Vecchio 09/11/18, 19:00   #73
crazyhead
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predefinito Re: Antifurto: una guida utile

interessante, ma se rubo una moto, visto che gli spazi sono ridotti dove poter inserire aggeggi del genere, me la guardo per bene in poco tempo. Una volta individuato o lo scollo o al limite lo ricopro di carta argentata che dovrebbe bloccare il segnale.
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Vecchio 13/11/18, 16:21   #74
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predefinito Re: Antifurto: una guida utile

Su ER-6 N/F 2005-2011 e Versys 2006-2011:
Dopo averlo sigillato lo si potrebbe fissare nella parte "inutile" dell'air-box.
Metto "inutile" ma per correttezza dovrei dire "sacrificabile", si tratta della
parte che scende verso lo sfiato vapori carter.
Dico "sacrificabile" perché negli air-box dei modelli Versys/Z650/Ninja 650 più recenti non c'é.
Ma una sua utilità funzionale ce l'ha.

Comunque, i ladri professionisti usano i jammer e "disturbano" qualsiasi frequenza.
Gli antifurto "anti jammer" hanno segnali più potenti, ma uno jammer più potente
la vincerà su qualsiasi antifurto.
Un ladro professionista non sarà mai così sprovveduto da dotarsi di un disturbatore
di frequenze radio e non di un disturbatore di frequenze GSM.

Ultima modifica di Sawy; 13/11/18 a 16:23
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Vecchio 17/11/18, 13:22   #75
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predefinito Re: Antifurto: una guida utile

Vi dirò di più.
Avevo avuto i vostri stessi dubbi in relazione al disturbatore di frequenza e quindi il giorno stesso che ho postato la notizia ho scritto alla Casa per esporre i miei dubbi.
Mai ricevuto risposta...
Non è una buona politica per eventuali nuovi clienti.
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Vecchio 17/11/18, 18:35   #76
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predefinito Re: Antifurto: una guida utile

se tutti comprassero usato e non immatricolassero veicoli nuovi forse si darebbero una regolata
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Vecchio 18/11/18, 16:47   #77
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predefinito Re: Antifurto: una guida utile

Io lo comprerei l'usato. Ma il problema è l'affidabilità del mezzo, caro Crazyhead.
Ho un'automobile del 1999 che ha oltre 360.000 km e l'ho comprata usata ma... a km 0.
Scusa l'Off Topic.
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Vecchio 21/11/18, 16:26   #78
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predefinito Re: Antifurto: una guida utile

a km 0 non e' usata ma nuova, semplicemente gia' immatricolata (per interessi del concessionario), difatti questo immatricola un certo numero di vetture in modo tale da raggiungere gli obiettivi periodici di vendita indicati dalla casa madre, per poi rivenderle ad un prezzo inferiore rispetto agli stessi modelli nuovi.
Di solito hanno abbondantemente meno di 100km.
Ovvio che se devo comprare una moto usata mi tengo tendenzialmente alla lontana da mezzi con un certo numero di km a cinque cifre, anche se di fronte a mezzi usati spesso in pista o guidati in un certo modo cio' non e' indice di garanzia.
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Vecchio 09/11/19, 09:55   #79
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predefinito Re: Antifurto: una guida utile

La guida (primo post di questo topic) è stata aggiornata.
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Vecchio 03/02/21, 15:38   #80
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predefinito Antifurto: la debolezza della chiave tramite telecomando, keyless, transponder, pulsanti e simili

Antifurto: la debolezza della chiave tramite telecomando, keyless, transponder, pulsanti e simili
Sempre a proposito dei Per poter vedere il link devi essere Registrato.

Le vetture moderne non hanno quasi più le serrature (tranne quelle di emergenza) e i blocchetti di accensione sono stati sostituiti con pulsanti e sistemi keyless di prossimità. Sempre più spesso non è neppure prevista l'azione meccanica di una chiave che entra e gira in un blocchetto: non c'è nulla da forzare, è la macchina che capta la presenza di un telecomando nelle vicinanze.
Se è quello giusto, cioè se è registrato nel suo archivio fatto di byte, fornisce il benestare all'apertura delle porte e all’avvio del motore.
Detto così, sembrerebbe un sistema molto sicuro, ma nella realtà c'è un punto debole.

Per consentire gli interventi post vendita (come la duplicazione di una chiave nel caso in cui il proprietario la perda), i costruttori sono stati costretti a lasciare delle "porte aperte” (in informatica si dicono "backdoor"), più o meno accessibili, cioè dei varchi attraverso i quali, purtroppo, passano pure i malfattori.
I ladri si sono quindi evoluti, hanno studiato i sistemi delle nuove vetture e ora utilizzano strumenti elettronici per violare le centraline.

Dunque, se vi state chiedendo se le auto moderne siano persino più facili da rubare rispetto al passato, la risposta è sì.
Forse peccando di leggerezza o di eccessiva fiducia nel prossimo, chi ha progettato questi sistemi ha previsto che i codici necessari a riprogrammare una chiave fossero residenti a bordo di ciascuna vettura.
Quella che può sembrare una strategia suicida ha però la sua logica.

Si accennava prima alla necessità di fare una copia della chiave in caso di smarrimento da parte del proprietario: nessuno sarebbe disposto ad aspettare giorni (se non settimane) per ottenere un duplicato dal concessionario, il quale, a sua volta, lo ha ordinato alla Casa.

Pensate, per esempio, ai disagi di chi perde il telecomando lontano dalla propria abitazione o in vacanza all'estero.
Essendo i dati presenti a bordo del mezzo, tutto risulta più veloce: al venditore non resta che tenere in magazzino un certo numero di chiavi vergini, da programmare al bisogno restituendo quasi subito la mobilità al cliente in difficoltà. In un secondo tempo l'automobilista, una volta tornato a casa, potrà recarsi dal concessionario di fiducia e chiedere anche il doppione della chiave meccanica, operazione che richiede più tempo.

Parlando di porte lasciate aperte dai progettisti, inoltre, non si può non ricordare anche la necessità di consentire l'accesso alle riparazioni agli operatori indipendenti: se i costruttori chiudessero tutti i varchi con sistemi blindati, potrebbero contravvenire alle norme di tutela della concorrenza, come talvolta è accaduto in passato.

A rendere in qualche modo più agevoli le malefatte dei topi d'auto contribuisce pure la relativa facilità con cui è possibile procurarsi, chiamiamoli cosi, i "ferri del mestiere". Per leggere i codici di programmazione delle chiavi sono necessari dispositivi che, collegandosi alla presa Obd della vettura, entrino nelle centraline di bordo, estrapolino i dati e li rendano disponibili. Poi, ovviamente, serve una chiave nuova da codificare. Oggetti che sono facilmente reperibili sul web non solo nei siti specializzati, ma anche nei marketplace generalisti più noti.
Esistono produttori asiatici che vendono chiavi come ricambi alternativi all'originale: uguali nell’aspetto e nella funzionalità, ma prive del marchio del costruttore. Chi produce e vende questi dispositivi, tuttavia, non sta commettendo alcun reato, perché si tratta di strumenti realizzati per uso lecito, cioè in funzione degli interventi di riparazione Sarebbe come accusare un produttore di cacciaviti di complicità in un furto soltanto perché l'attrezzo è stato utilizzato per scassinare una serratura.
Vogliamo, però, sfatare una leggenda: non è che chiunque compri un programmatore Obd e una chiave riesca a far partire una vettura in un battito di ciglia, come talvolta si può vedere in alcuni video online. È necessario, infatti, avere competenze specifiche, perché ogni modello ha la sua procedura e persino tra due esemplari all'apparenza identici ci possono essere differenze, a causa degli equipaggiamenti montati o del tipo di centraline. Il valore aggiunto del ladro, la sua expertise, se così vogliamo chiamarla, sta appunto in questo: saper studiare bene la vittima predestinata e dotarsi degli strumenti giusti in modo da andare a colpo (quasi) sicuro.

In parole povere, dunque, le automobili sono diventate in qualche modo più facili da rubare e i ladri si stanno fregando le mani. Dopo anni in cui il numero delle vetture trafugate in Italia è andato lentamente diminuendo, ora assistiamo a un sostanziale congelamento del trend.

DATI RECENTI SUI FURTI D?AUTOMOBILI
Secondo i dati forniti dal ministero dell'interno ed elaborati dalla Lojack, dopo cali a due cifre, già nel 2018 i furti di auto erano cresciuti del 5,25% rispetto al 2017. Nel 2019 il numero totale è sceso di nuovo del 9,5%, ma in compenso sono aumentate dell'11% le sottrazioni delle Suv. guarda caso proprio i veicoli di generazione più recente, che fanno largo uso della tecnologia keyless.

La fotografia del fenomeno è dunque questa: i ladri rubano meno utilitarie ed esemplari con circa dieci anni di vita, che storicamente rappresentavano il malloppo maggiore, e sempre più sport utility. Sul podio troviamo sì le Fiat Panda, 500 e Punto, ma tra le Suv sono sempre più a rischio furto Nissan Qashqai e Range Rover Sport ed Evoque, che in proporzione sono le più rubate. E, stando alle prime proiezioni, nel 2020 le cose potrebbero essere andate pure peggio. In gennaio e febbraio, infatti, il numero dei furti è cresciuto rispetto allo stesso periodo del 2019. E alla ripartenza delle attività dopo il lockdown, ossia nei primi dieci giorni di maggio, le auto sparite sono triplicate rispetto al mese precedente.
Ma c'è di più.
A preoccupare gli addetti ai lavori c'è anche il calo degli esemplari ritrovati: nel 2019 è stato inferiore al 36%. A queste cifre si aggiunge il grido di dolore dei noleggiatori, le cui vetture sono particolarmente colpite dal fenomeno perché più recenti e di marche e modelli graditi non soltanto ai clienti, ma pure ai malviventi.
Secondo l'Aniasa, l'associazione di categoria, nel 2019 sono stati trafugati 1.800 veicoli di flotte, cinque al giorno, con un'impennata dell'11% rispetto all'anno precedente e un danno di oltre 12,5 milioni di euro.
Esiste una soluzione? Anche se le auto venissero dotate di due sole chiavi, senza possibilità di duplicazione (come avviene per alcune serrature di abitazioni), nulla si potrebbe comunque fare contro l'arma definitiva dei ladri d'auto: il carro attrezzi. Insomma, se hanno messo gli occhi proprio sulla vostra vettura, state certi che ve la porteranno via: ogni barriera fisica o elettronica sarà aggirata. Si tratta soltanto di una questione di tempo.

TUTTO INIZIÒ CON L'IMMOBILIZER
All'inizio degli anni 1990, l'immobilizer ha rappresentato il primo vero tentativo dei costruttori di arginare i furti d'auto su pressione, si dice, delle assicurazioni. E i ladri, ancora abituati al grimaldello, ci hanno messo un po' di tempo per capire la strada migliore da seguire.
Una volta appurato che il cuore del sistema risiedeva nella centralina del motore, non è stato difficile procurarsene di uguali disponibili come ricambi oppure smontate da esemplari avviati alla demolizione.
Una volta al banco, i chip vengono adattati per disabilitare la funzione immobilizer, in modo che il motore si avvii senza aver bisogno del consenso del transponder presente nella chiave.
Il ladro, quindi, dopo aver violato la vettura, apre il cofano, scollega la centralina presente e collega la propria modificata, mentre un complice lavora per scassinare il blocchetto di accensione. Il tutto, in un paio di minuti, sufficienti per rubare le vetture più vecchie. Quelle che, non per caso, costituiscono la quota più consistente di furti, secondo le statistiche.

LADRO, C'È UNA CHIAVE PRONTA PER TE
Sembra incredibile, eppure è così: per rubare alcune auto, al ladro basta collegare alla presa Obd della vettura aperta di frodo un apparecchio che legge i dati presenti sulle centraline di bordo, avviando una specifica procedura di riprogrammazione.
Le informazioni vengono poi trasmesse via radio a una chiave vergine, messa vicino all'apparecchio.
Una volta riprogrammata (bastano a volte poche decine di secondi), questa dialoga con la vettura e fornisce il consenso all'avviamento. In pratica, il sistema viene istruito a riconoscere come valide non solo le chiavi del proprietario, ma anche quella del ladro, riprogrammata a bordo. E talvolta non c'è nemmeno bisogno di codificarla per strada.
Su alcune vetture, infatti, è presente un menu di emergenza che permette l'avvio dell'auto soltanto una volta, creando una specie di codice usa e getta che si auto-elimina allo spegnimento del motore. Il ladro sfrutta questa funzionalità per ricoverare l'auto in un posto sicuro, dove può lavorare in tutta calma ai sistemi antifurto e di tracciamento. Alcuni specialisti, infatti, affiancano le organizzazioni criminali, che intervengono dopo il furto per bonificare il mezzo ed evitare che possa essere rintracciato mediante geolocalizzazione o triangolazione radio.

MOSSE, CONTROMOSSE E CONTRO-CONTROMOSSE
Forse consapevoli dell'enorme porta lasciata spalancata ai ladri, già a partire dal 2014-15 i costruttori hanno introdotto, sui nuovi modelli, barriere che proteggono i dati delle vetture. I codici di riprogrammazione della chiave, infatti, sono stati resi inaccessibili attraverso la porta Obd o la lettura effettuata con un semplice lettore/riprogrammatore.
E i dati sono diventati residenti in una centralina (ogni Casa la chiama con un nome diverso) a parte, accessibile esclusivamente per mezzo di procedure da svolgere in officina presso la rete ufficiale. Soltanto in teoria, però.
Ai topi d'auto, infatti, non è servito molto tempo per studiare il problema e aggirare anche questo nuovo ostacolo. Vediamo come. Una volta a bordo, il ladro smonta la centralina (uno scatolotto di plastica fissato con alcune viti) e si reca in un posto sicuro (il retro di un furgone oppure un'altra auto), dove la collega a un computer e, con un apposito programma, ne forza l'ingresso per poi "creare" una chiave vergine nel giro di una ventina di minuti. Quindi ritorna a bordo della vettura, ricollega la centralina, avvia il motore con il "clone" e se ne va.


Fonte: Quattroruote gennaio 2021
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