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Vecchio 03/02/21, 14:38   #80
cts
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predefinito Antifurto: la debolezza della chiave tramite telecomando, keyless, transponder, pulsanti e simili

Antifurto: la debolezza della chiave tramite telecomando, keyless, transponder, pulsanti e simili
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Le vetture moderne non hanno quasi più le serrature (tranne quelle di emergenza) e i blocchetti di accensione sono stati sostituiti con pulsanti e sistemi keyless di prossimità. Sempre più spesso non è neppure prevista l'azione meccanica di una chiave che entra e gira in un blocchetto: non c'è nulla da forzare, è la macchina che capta la presenza di un telecomando nelle vicinanze.
Se è quello giusto, cioè se è registrato nel suo archivio fatto di byte, fornisce il benestare all'apertura delle porte e all’avvio del motore.
Detto così, sembrerebbe un sistema molto sicuro, ma nella realtà c'è un punto debole.

Per consentire gli interventi post vendita (come la duplicazione di una chiave nel caso in cui il proprietario la perda), i costruttori sono stati costretti a lasciare delle "porte aperte” (in informatica si dicono "backdoor"), più o meno accessibili, cioè dei varchi attraverso i quali, purtroppo, passano pure i malfattori.
I ladri si sono quindi evoluti, hanno studiato i sistemi delle nuove vetture e ora utilizzano strumenti elettronici per violare le centraline.

Dunque, se vi state chiedendo se le auto moderne siano persino più facili da rubare rispetto al passato, la risposta è sì.
Forse peccando di leggerezza o di eccessiva fiducia nel prossimo, chi ha progettato questi sistemi ha previsto che i codici necessari a riprogrammare una chiave fossero residenti a bordo di ciascuna vettura.
Quella che può sembrare una strategia suicida ha però la sua logica.

Si accennava prima alla necessità di fare una copia della chiave in caso di smarrimento da parte del proprietario: nessuno sarebbe disposto ad aspettare giorni (se non settimane) per ottenere un duplicato dal concessionario, il quale, a sua volta, lo ha ordinato alla Casa.

Pensate, per esempio, ai disagi di chi perde il telecomando lontano dalla propria abitazione o in vacanza all'estero.
Essendo i dati presenti a bordo del mezzo, tutto risulta più veloce: al venditore non resta che tenere in magazzino un certo numero di chiavi vergini, da programmare al bisogno restituendo quasi subito la mobilità al cliente in difficoltà. In un secondo tempo l'automobilista, una volta tornato a casa, potrà recarsi dal concessionario di fiducia e chiedere anche il doppione della chiave meccanica, operazione che richiede più tempo.

Parlando di porte lasciate aperte dai progettisti, inoltre, non si può non ricordare anche la necessità di consentire l'accesso alle riparazioni agli operatori indipendenti: se i costruttori chiudessero tutti i varchi con sistemi blindati, potrebbero contravvenire alle norme di tutela della concorrenza, come talvolta è accaduto in passato.

A rendere in qualche modo più agevoli le malefatte dei topi d'auto contribuisce pure la relativa facilità con cui è possibile procurarsi, chiamiamoli cosi, i "ferri del mestiere". Per leggere i codici di programmazione delle chiavi sono necessari dispositivi che, collegandosi alla presa Obd della vettura, entrino nelle centraline di bordo, estrapolino i dati e li rendano disponibili. Poi, ovviamente, serve una chiave nuova da codificare. Oggetti che sono facilmente reperibili sul web non solo nei siti specializzati, ma anche nei marketplace generalisti più noti.
Esistono produttori asiatici che vendono chiavi come ricambi alternativi all'originale: uguali nell’aspetto e nella funzionalità, ma prive del marchio del costruttore. Chi produce e vende questi dispositivi, tuttavia, non sta commettendo alcun reato, perché si tratta di strumenti realizzati per uso lecito, cioè in funzione degli interventi di riparazione Sarebbe come accusare un produttore di cacciaviti di complicità in un furto soltanto perché l'attrezzo è stato utilizzato per scassinare una serratura.
Vogliamo, però, sfatare una leggenda: non è che chiunque compri un programmatore Obd e una chiave riesca a far partire una vettura in un battito di ciglia, come talvolta si può vedere in alcuni video online. È necessario, infatti, avere competenze specifiche, perché ogni modello ha la sua procedura e persino tra due esemplari all'apparenza identici ci possono essere differenze, a causa degli equipaggiamenti montati o del tipo di centraline. Il valore aggiunto del ladro, la sua expertise, se così vogliamo chiamarla, sta appunto in questo: saper studiare bene la vittima predestinata e dotarsi degli strumenti giusti in modo da andare a colpo (quasi) sicuro.

In parole povere, dunque, le automobili sono diventate in qualche modo più facili da rubare e i ladri si stanno fregando le mani. Dopo anni in cui il numero delle vetture trafugate in Italia è andato lentamente diminuendo, ora assistiamo a un sostanziale congelamento del trend.

DATI RECENTI SUI FURTI D?AUTOMOBILI
Secondo i dati forniti dal ministero dell'interno ed elaborati dalla Lojack, dopo cali a due cifre, già nel 2018 i furti di auto erano cresciuti del 5,25% rispetto al 2017. Nel 2019 il numero totale è sceso di nuovo del 9,5%, ma in compenso sono aumentate dell'11% le sottrazioni delle Suv. guarda caso proprio i veicoli di generazione più recente, che fanno largo uso della tecnologia keyless.

La fotografia del fenomeno è dunque questa: i ladri rubano meno utilitarie ed esemplari con circa dieci anni di vita, che storicamente rappresentavano il malloppo maggiore, e sempre più sport utility. Sul podio troviamo sì le Fiat Panda, 500 e Punto, ma tra le Suv sono sempre più a rischio furto Nissan Qashqai e Range Rover Sport ed Evoque, che in proporzione sono le più rubate. E, stando alle prime proiezioni, nel 2020 le cose potrebbero essere andate pure peggio. In gennaio e febbraio, infatti, il numero dei furti è cresciuto rispetto allo stesso periodo del 2019. E alla ripartenza delle attività dopo il lockdown, ossia nei primi dieci giorni di maggio, le auto sparite sono triplicate rispetto al mese precedente.
Ma c'è di più.
A preoccupare gli addetti ai lavori c'è anche il calo degli esemplari ritrovati: nel 2019 è stato inferiore al 36%. A queste cifre si aggiunge il grido di dolore dei noleggiatori, le cui vetture sono particolarmente colpite dal fenomeno perché più recenti e di marche e modelli graditi non soltanto ai clienti, ma pure ai malviventi.
Secondo l'Aniasa, l'associazione di categoria, nel 2019 sono stati trafugati 1.800 veicoli di flotte, cinque al giorno, con un'impennata dell'11% rispetto all'anno precedente e un danno di oltre 12,5 milioni di euro.
Esiste una soluzione? Anche se le auto venissero dotate di due sole chiavi, senza possibilità di duplicazione (come avviene per alcune serrature di abitazioni), nulla si potrebbe comunque fare contro l'arma definitiva dei ladri d'auto: il carro attrezzi. Insomma, se hanno messo gli occhi proprio sulla vostra vettura, state certi che ve la porteranno via: ogni barriera fisica o elettronica sarà aggirata. Si tratta soltanto di una questione di tempo.

TUTTO INIZIÒ CON L'IMMOBILIZER
All'inizio degli anni 1990, l'immobilizer ha rappresentato il primo vero tentativo dei costruttori di arginare i furti d'auto su pressione, si dice, delle assicurazioni. E i ladri, ancora abituati al grimaldello, ci hanno messo un po' di tempo per capire la strada migliore da seguire.
Una volta appurato che il cuore del sistema risiedeva nella centralina del motore, non è stato difficile procurarsene di uguali disponibili come ricambi oppure smontate da esemplari avviati alla demolizione.
Una volta al banco, i chip vengono adattati per disabilitare la funzione immobilizer, in modo che il motore si avvii senza aver bisogno del consenso del transponder presente nella chiave.
Il ladro, quindi, dopo aver violato la vettura, apre il cofano, scollega la centralina presente e collega la propria modificata, mentre un complice lavora per scassinare il blocchetto di accensione. Il tutto, in un paio di minuti, sufficienti per rubare le vetture più vecchie. Quelle che, non per caso, costituiscono la quota più consistente di furti, secondo le statistiche.

LADRO, C'È UNA CHIAVE PRONTA PER TE
Sembra incredibile, eppure è così: per rubare alcune auto, al ladro basta collegare alla presa Obd della vettura aperta di frodo un apparecchio che legge i dati presenti sulle centraline di bordo, avviando una specifica procedura di riprogrammazione.
Le informazioni vengono poi trasmesse via radio a una chiave vergine, messa vicino all'apparecchio.
Una volta riprogrammata (bastano a volte poche decine di secondi), questa dialoga con la vettura e fornisce il consenso all'avviamento. In pratica, il sistema viene istruito a riconoscere come valide non solo le chiavi del proprietario, ma anche quella del ladro, riprogrammata a bordo. E talvolta non c'è nemmeno bisogno di codificarla per strada.
Su alcune vetture, infatti, è presente un menu di emergenza che permette l'avvio dell'auto soltanto una volta, creando una specie di codice usa e getta che si auto-elimina allo spegnimento del motore. Il ladro sfrutta questa funzionalità per ricoverare l'auto in un posto sicuro, dove può lavorare in tutta calma ai sistemi antifurto e di tracciamento. Alcuni specialisti, infatti, affiancano le organizzazioni criminali, che intervengono dopo il furto per bonificare il mezzo ed evitare che possa essere rintracciato mediante geolocalizzazione o triangolazione radio.

MOSSE, CONTROMOSSE E CONTRO-CONTROMOSSE
Forse consapevoli dell'enorme porta lasciata spalancata ai ladri, già a partire dal 2014-15 i costruttori hanno introdotto, sui nuovi modelli, barriere che proteggono i dati delle vetture. I codici di riprogrammazione della chiave, infatti, sono stati resi inaccessibili attraverso la porta Obd o la lettura effettuata con un semplice lettore/riprogrammatore.
E i dati sono diventati residenti in una centralina (ogni Casa la chiama con un nome diverso) a parte, accessibile esclusivamente per mezzo di procedure da svolgere in officina presso la rete ufficiale. Soltanto in teoria, però.
Ai topi d'auto, infatti, non è servito molto tempo per studiare il problema e aggirare anche questo nuovo ostacolo. Vediamo come. Una volta a bordo, il ladro smonta la centralina (uno scatolotto di plastica fissato con alcune viti) e si reca in un posto sicuro (il retro di un furgone oppure un'altra auto), dove la collega a un computer e, con un apposito programma, ne forza l'ingresso per poi "creare" una chiave vergine nel giro di una ventina di minuti. Quindi ritorna a bordo della vettura, ricollega la centralina, avvia il motore con il "clone" e se ne va.


Fonte: Quattroruote gennaio 2021
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